Nella serie interpreta Maria Corleone o Maria Florio: una donna, due identità.
«Finché si trova a gestire la sua vita, le sue ambizioni, il suo presente a Milano Maria è una donna limpida e pulita. Nel
suo ambiente lavorativo si fa chiamare Maria Florio, vuole diventare una famosa stilista, si è costruita una carriera, ha
un fidanzato che fa il magistrato, poi scopre di aspettare un bambino e in occasione dell’anniversario di nozze dei
genitori sceglie di tornare a Palermo».
Da una parte la stilista innocente dall’altra la vendicatrice senza scrupoli.
«Ho sempre interpretato brave ragazze, in un certo modo è stata la prima volta che mi sposto così tanto dai precedenti ruoli È stato divertente. Come si fa a rappresentare qualcuno che ha più potere e più strumenti degli altri e può fare più male degli altri? Mi sono detta: “Ora devo fare la boss!”. È stato strano, ma adrenalinico».
La famiglia viene prima di tutto e le radici non si cancellano?
«Le radici non si cancellano, ma la famiglia qui è in tutte le sue forme. Oltre alla famiglia Corleone, al fratello ucciso davanti ai suoi occhi, c’è pure la famiglia che lei sta costruendo con il compagno. Sicuramente certe cose non si risolvono e non si può andare avanti se non viene messo un punto, anche sbagliando».
Il padre le dice: “U’ sì mafiosa, sì femmina, a mafiosa u’ la puoi fare”.
«In realtà ci sono state tante donne di mafia, magari sono rimaste dietro le fila, ma erano delle grandi menti. Prima Maria in quell’assetto non poteva entrarci, ma ora il padre è un leone ferito, la mamma è abituata a fare la donna di casa, il fratello più piccolo ha preso le distanze e così lei ci si ritrova dentro».